272019Lug
Il turismo sessuale femminile

Il turismo sessuale femminile

Un’evidenza della globalizzazione (e quindi dell’internazionalizzazione) è stata per molti decenni il turismo sessuale, una delle pratiche più cospicue del mondo, che coinvolge transazioni tra persone. Il turismo sessuale può essere definito come una vacanza con uno scopo dove i consumatori viaggiano verso destinazioni straniere con l’aspettativa che parte o tutta la loro vacanza coinvolgerà un’esperienza sessuale compensata/pagata. Esso rappresenta un fenomeno significativo globale e culturale.

Storicamente, la maggioranza dei turisti sessuali erano uomini provenienti dagli Stati Uniti, dall’Europa e dall’Australia; molti di questi sceglievano come destinazione l’Asia. Data la sua natura di scambio e di transazione, il turismo sessuale veniva associato alla prostituzione, in cui un compratore fornisce una certa forma di compenso (soldi, pasti, regali) con l’anticipazione di un’esperienza sessuale o di una compagnia romantica libera da impegni personali.

Il turismo sessuale femminile esiste da più di 150 anni. Dai risultati di una ricerca è emerso che, una donna su sette che lo pratica, è sposata o in una relazione. Le turiste spesso viaggiano di nascosto alle loro famiglie.

In questo tipo di situazione si trovano spesso donne con un alto reddito e vanno alla ricerca di partner molto più giovani di loro.

Il turismo sessuale femminile ha varie forme e caratteristiche:
– viaggiatrici internazionali e partner romantici locali (ethnoscapes);
– scambio di denaro o regali in cambio di esperienze sessuali (financescapes);
– siti internet che consigliano destinazioni “calde” (hotspots) (technoscapes/mediascapes);
– il turismo sessuale femminile “ricorre forse ad uno dei più importanti privilegi maschili, la loro mobilità” (ideoscapes).

Per studiare queste relazioni etnosessuali, alcuni studi si sono concentrati su turiste occidentali che prediligono destinazioni come i Caraibi, l’America centrale, e l’Africa. Queste turiste internazionali visitano e si muovono tra i confini dei paesi in via di sviluppo.

Inizialmente, dato che era molto difficile considerare le donne come predatrici sessuali, le loro relazioni con i locali erano viste sotto una luce molto più romantica ed emotiva rispetto a quelle intrattenute dagli uomini, per renderle più accettabili.

Il turismo sessuale femminile sembrerebbe non coinvolgere solamente la parte sessuale, ma rappresentare invece una forma di relazione e corteggiamento di breve durata; potrebbe essere anche solo un modo per negare che una donna possa sfruttare un servizio come la prostituzione.

Le fantasie erotiche stereotipate, l’ipersessualizzazione delle diverse etnie e il valore sessuale legato al corpo maschile afroamericano (o comunque all’uomo dalla pelle più scura), manda le donne in cerca del cosiddetto “stallone nero”. Gli uomini latino americani vengono visti come dotati di abilità romantiche e passionali che non si trovano negli uomini occidentali. La mascolinità di questi ultimi appare infatti sminuita dal femminismo, ed è la disillusione che ne consegue a rendere la mascolinità primitiva così attraente.

Le donne coltivano queste relazioni principalmente per due ragioni: la prima è quella di salvare l’uomo dalla povertà, la droga, o qualsiasi altro problema la donna abbia identificato, l’altra è la prospettiva di un “brown baby” come souvenir.

Le turiste sessuali cercano un uomo vero, che prenda l’iniziativa, ma avviene in realtà un’inversione di ruoli che le pone al controllo della situazione, grazie al loro potere economico. Nonostante spesso esse non si rendano conto di questo fatto, o lo neghino, le donne controllano non solo quando arrivano in vacanza, il tempo speso insieme, quanto debba essere alto il compenso, o quando e se ritorneranno, ma decidono anche il tipo di relazione, scelgono e scartano uomini e li giudicano in base alle loro abilità sessuali.

Molte di loro non vedono questi uomini come prostituti perché i turisti sessuali reali sono gli uomini. In altre parole, sembra che ci sia molta ignoranza e poca preoccupazione per gli uomini e le implicazioni che queste relazioni potrebbero avere.

Un altro vantaggio è che essere “in carne”, anziane e poco attraenti non è un deterrente per gli uomini locali, ma anzi un beneficio. Gli uomini apprendono anche molto velocemente a distinguere il grado di generosità in base alla nazionalità. Sanno anche che le donne più vecchie di solito hanno più soldi e pensano che quelle meno attraenti probabilmente non abbiano famiglie  quindi possano avere più da offrire. Spesso si assume che uno dei maggiori interessi di questi uomini sia quello di ottenere una visa e emigrare nel paese di origine della donna, ma in realtà non lo è e se dovesse esserlo, queste relazioni di solito non durano molto per varie ragioni.

A cura del Centro Integrato di Sessuologia IL PONTE (trad. e rielaborazione dott.ssa Margherita Chelazzi)

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Taylor, J. S. (2001). Dollars are a girl’s best friend? Female tourists’ sexual behaviour in the Caribbean. Sociology, 35(3), 749-764.

Taylor, J. S. (2006). Female sex tourism: a contradiction in terms?. Feminist Review, 83(1), 42-59.


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